JoyCut - EmiliaExclusive -

I JoyCut hanno da poco pubblicato il nuovo album, “Ghost Trees Where To Disappear”. I JoyCut sono una band nata nel 2001, con alcuni album in carniere, che ha fatto da spalla ad importanti band straniere, come Editors o Arcade Fire. Le loro gesta artistiche sono conosciute anche all’estero e da ormai diverso tempo hanno sposato la causa ecologica. I JoyCut cercano di produrre musica senza inquinare, il bello che oltre a dirlo lo fanno veramente, utilizzando materiali riciclati, naturali e non inquinanti. Sono andati a registrare l’ultimo album nel primo studio in Europa (Londra) alimentato ad energia solare. Pasquale Pezzillo si è reso disponibile ed ha risposto alle nostre domande……per sapere e capire. La storia è intrigante seguite i link alle sue parole.

Vi siete formati nel 2001. A dieci anni di distanza il nome che avete scelto vi rappresenta ancora? Che cosa doveva e deve evocare?
Il nome JoyCut invita a consolidare nella memoria i segni dell'esistenza. Quali le tracce positive indelebili. Quindi non soltanto le cicatrici sofferte, ma anche i tagli di gioia.

La vostra musica è riconducibile a sonorità wave mescolate con il dark. Però secondo voi quale può essere la definizione esatta?
Introspettiva. Suggestiva. Emozionale. Ricerchiamo continuamente un galleggiamento, un suono che libri liquido e che escluda il "Tuttintorno". Ieri potevamo essere etichettati con “Rock sincretico suburbano, DreamPop”, oggi siamo una band “EcoWave” per eccellenza.

L’immagine di un albero è ormai diventata il vostro marchio di fabbrica (visivo). Cos’è per voi un albero?
L’albero ci ricorda di affondare tenacemente gli artigli dell'esistenza nelle morbide maglie della salubre Terra, al fine di edificarsi solidi e integri, forti e robusti, verso la fierezza del cielo. C'insegna a sondare e investigare il profondo, affrontare la parte oscura e nascosta, riconoscere i limiti, trasformandoli in validità e rifiorire.

Il nuovo album è stato registrato nel primo studio europeo alimentato a energia solare. C’è stata differenza d’atmosfera, di approccio, di metodologia del lavoro rispetto alle precedenti esperienze in altri studi?
Oggigiorno l'equipaggiamento degli studi si equivale, il residuo positivo di un lavoro o di una esperienza, per fortuna, è rappresentato ancora dal valore umano. Il fine è emozionarsi al punto da lasciar trasparire "aria solida" dagli ascolti una volta terminato il lavoro. Ci sarebbe troppo da raccontare. Un aneddoto sulla metodologia controversa ma funzionale può ritrovarsi in questa richiesta da parte di Jason, l'ingegnere del suono: "Proviamo a registrare eseguendo senza ascoltare l'emissione sonora, immaginando, al tatto, di sentire perfettamente il suono che avete in testa". C'è stato da divertirsi, da soffrire e da ricordare.

Quando leggo che il tour d'importanti artisti è a impatto zero, perché l’inquinamento prodotto sarà compensato da altrettanto verde che sarà introdotto in una zona sperduta della Terra, mi fa sorridere. Non sarebbe meglio cercare di non inquinare dove si vive? Insomma la musica rock potrebbe realmente non inquinare adottando altri criteri e metodologie di business?
Già dai primissimi anni ‘70, interrotto il rapporto fra OPEC e OCSE, si è cominciato -gioco forza- a parlare di "Sviluppo Sostenibile" e "Energie Alternative". Questo corso storico delle cose traccia -tristemente- il quadro di scelte che spesso -seppur virtuose- sono intraprese esclusivamente per necessità e non per etica. Oggi moltissime multinazionali aprono alla “GreenEconomy” e lo fanno per necessità, perché alcuni nobili decreti lo impongono e per calcolo e sottrazione (sono chiamati a produrre quantità precise di O2 per compensare la produzione di CO2). Chiaramente è una buona pratica, pur "sofferta" e "dovuta". Chiaramente espletata la funzione etica, messa a posto la coscienza, ci si può permettere di continuare a inquinare, questa volta con una consapevolezza diversa: si è fatto il possibile per "rimediare". Onestamente è uno stranissimo gioco, che per ora pare funzionare. L'economia gira, le sovvenzioni si moltiplicano e tutti siamo pronti a piantare un albero in più! Ma mai a rinunciare a uno strumento Superspazioelettrotecnologico! Il music business -se non per privatissima sensibilità di qualche artista o special company- non è nemmeno ancora parte di questo concorso di responsabilità pseudo virtuosa. C'è ancora troppo da fare. Ma bisogna cominciare a farlo! Nel nostro piccolo abbiamo iniziato da tempo, a bassa voce e sotto traccia, pertanto grazie di cuore a chi sottolinea questa nostra attitudine eco pragmatica.

Tutte le componenti del vostro nuovo album sono stampate su materiale riciclato e perfino il cellophane è biodegradabile. Complimenti per l’impegno reale. Cosa significa per i JoyCut inquinamento, energia alternativa, centrali nucleari, carbone, petrolio?
Il materiale dei nostri lavori è il risultato di una attenta ricerca, che ha selezionato componenti certificati e compostabili, dal cartone riciclato al 100% agli inchiostri a base di acqua, colle vegetali e cellophane biodegradabile. Evidentemente anche la scelta estetica consta di una considerazione precisa sullo spreco, pertanto evitiamo di usare "troppa carta" e riduciamo tutto al minimo. Inoltre tutto il nostro merchandising è legato alla nostra scelta ecosostenibile. Le T-Shirt sono in cotone organico, con stampe all'acqua e perfino le spillette sono naturali, fatte con estratti dalla corteccia di cocco e cuciti a mano con cotone biologico. Sulle questioni cui facevi riferimento rimandiamo all'ultimo lavoro di Stewart Brand "Una cura per la Terra". Ne consigliamo vivamente la lettura. Si tratta di una lucidissima disamina sulla “Crisi Globale” che offre variegate soluzioni per trasformarla in una raggiante opportunità per il futuro della civiltà. Una filosofia, quella di Brand -uno dei padri fondatori dell'Ambientalismo americano- che spiazza; mettendo in discussione tutti i pilastri su cui significativamente poggia il nous dell'ecosostenibilità: Cambiamento climatico, urbanizzazione, biotecnologie. Green from the ground up: Il verde viene dal basso. Via tutti i principi e le teorie e benvenuto alla pratica di fatto. Convivere con un pensare pratico,_ trovare soluzioni ripensando addirittura il nucleare, perchè il punto non è più evitare la trasformazione che ci sta travolgendo, ma affrontarla!.

Parlando del nuovo album. E’ stato prodotto da Jason Howes. Come è possibile per un gruppo italiano arrivare a figure professionali così importanti? Non posso credere che sia sufficiente Internet ad abbattere i confini, se è così dovrò ricredermi.
Dovrai ricrederti. Una notte -che ricordo perfettamente- internauta navigavo nella rete in cerca di un luogo dove registrare il nuovo album. Come per magia digitando "Solar Power" e filtrando con la parola "Studio" sono incappato nel mondo del “The Premises” (lo studio dove è stato registrato il disco n.d.r.). Poi tutto come da protocollo. Mail, telefonate, appuntamento. Individuato il profilo dell’ingegnere del suono che cercavamo, abbiamo mandato i provini via mail e atteso. Jason ha dato l'ok. Ha accettato entusiasta di metterci la sua faccia e... detto-fatto, siamo partiti direzione Londra!.

Dopo dieci anni di carriera cosa vi è rimasto nelle tasche?
10 Pence!

a.t.

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