LE-LI - Black Album


I Le-Li sono un progetto che nasce a Bologna grazie all'incontro universitario tra Leli (vicentina) e John (bolognese). Entrambi hanno masticato diversi generi musicali, dal punk rock al pop anni '60, li hanno digeriti, assimilati, per poi gestire proteine e zuccheri nella costruzione di un linguaggio proprio. Con la stessa enfasi di un gesto religioso hanno poi abbandonato tutte le sovrastrutture dell'esperienza musicale, pur mantenendone l'essenza, l'elementarità.
E dopo questo processo si ricostruisce, recuperando un tipo di composizione musicale e testuale semplice solo in apparenza, che ondeggia dal dettato delle elementari (tonsille), alle ombre oscure di Allan Poe (il valzer dell'addio), senza mai perdere quell'equilibrio ludico sul quale si regge la visione d'infanzia.
La voce rassicurante di Leli e la strumentazione, in parte giocattolo, di John sono capaci di accomunare alle ninna nanne cover degli Stooges e dei Ramones, gli arrangiamenti, ben allenati, che navigano con scioltezza tra ambienti e atmosfere diverse, senza mai perdere quel tocco riconducibile al Le-Li operandi.
Un album a volte black quanto lo può essere un racconto dei Grimm, ma che rimane acutamente spensierato, libero da sovrastrutture adulte e quindi incisivo quanto la verità di un bambino.

d.m.



www.facebook.com/the.world.of.LELI

Mario Biondi -emiliaexclusive-


Mario Biondi è una voce nera dalla pelle bianca. Biondi è il nome balzato al grande successo (dove per grande s'intende immenso) con alcuni lavori discografici che hanno travalicato senza problemi i patri confini. Biondi è un crooner che in questo momento è dall’altro capo del telefono e con la sua voce calda e profonda risponde alle nostre domande. Un grande. Non c’è che dire.

Nel 2004 un tuo brano destinato al mercato giapponese fu trasmesso da BBC One. Come hai reagito a questa notizia?
L’ho saputo da un mio amico che m'inviò una serie di playlist della BBC con la programmazione di Norman Jay (dj della BBC) e notai che all’inizio ero al quinto posto, poi al terzo, poi al secondo e infine al primo. Pensai a uno scherzo, non ci ho creduto fino a quando, un giorno, ho incontrato Norman che mi ha fatto tanti complimenti confermandomi la sua intensa programmazione del mio brano.

Tu ti muovi in un ambito musicale prettamente anglofono. Da italiano bisogna stare attenti ai passi che si fanno o si può andare dritti per la propria strada?
La differenza la fa come ti poni nei confronti della professione piuttosto che il linguaggio che usi. E’ il modo di sposare la musica, di come persegui la strada che hai iniziato a percorrere che è importante. Dopo il successo ho capito che potevo lavorare meglio e di più. Non sono arrivato a nessun traguardo, ho invece trovato un punto più solido e saldo.

La tua è una carriera di successo, non ti sei mai fermato un attimo a pensarci?
Ogni tanto cerco di capire dove sono arrivato e quale direzione devo prendere, credo sia fondamentale. Ovviamente quando si è sul palco non si pensa a quanto si è famosi o meno, si canta e basta. Il bello del nostro lavoro è che ogni giorno è un giorno nuovo. Ogni serata è diversa dall’altra.

a.t.

An Introduction To Vulcanology


Certe volte la creatività riesce a concretizzarsi, e quando questo succede i risultati sono spesso straordinari: è questo il caso dei quattro artisti di Vulcanophono, quattro realtà creative estremamente vive e attive nel territorio modenese (ma non solo) che hanno deciso di unire le forze per fare ed emergere. Singolarmente di traguardi ne hanno già raggiunti parecchi, in questi mesi, e i loro nomi forse non vi saranno propriamente nuovi (alcuni li abbiamo già recensiti anche noi su queste pagine), ma se volete conoscerli meglio l'occasione giusta è il 15 aprile 2012 in Tenda – a Modena, in viale Monte Kosica – con “An Introduction To Vulcanology”
Per capire meglio il progetto, e cosa succederà durante la giornata di domenica, abbiamo rivolto qualche domanda a ED. Anche se la risposta, come ci si poteva aspettare, è arrivata in maniera corale da tutte le bocche di Vulcanophono.

Innanzitutto spiegaci un po' cos'è Vulcanophono, perché avete scelto di darvi questo nome e cos'è la “vulcanology” che presenterete al pubblico il 15 aprile in Tenda? 
Vulcanophono è un collettivo musicale,una fabbrica di idee ed emozioni che esplodono con tutta la violenza di un vulcano. Vulcanology è il manifesto del Vulcanophono, è il nome dell'evento del 15 aprile ma è anche la “scienza che studia il Vulcanophono”, un approccio in chiave ironica a questa nuova realtà emergente. 

Come è nata e quando l'idea di mettere insieme il collettivo, da quali necessità? 
Ritengo che alla base dell'arte ci sia un magma di pulsioni, urgenze ed energia. Vulcanophono è un' idea di un gruppo di amici che si incontrano, condividono la stessa passione e hanno una profonda stima reciproca. Si tratta di un collettivo fatto da individui diversi, ma con affinità e divergenze che danno vita ad una miscela più ricca di quello che sarebbero se presi singolarmente.

Temporalmente, però, l'embrione del progetto quando è nato? Se quella del 15 si può considerare come la presentazione ufficiale, è anche vero che il nome Vulcanophono gira già da un po'... 
Vulcanophono esiste come idea da piu' stagioni, è partito tutto con il tour USA di ED e Angus McOg. Poi in questi mesi ci sono state riunioni, concerti visti insieme, cene casalinghe e tutto quello che serve a vedere cose che da soli hanno un altra luce. Abbiamo organizzato piccoli eventi in posti diversi per abitudini e frequentazioni, per farci conoscere e per dimostrare come le cose fatte con passione e competenza possano interessare diverse individualità. La fase embrionale è sempre la più elaborata, quindi siamo “usciti allo scoperto” solo adesso, per questioni di tempo e di organizzazione. 

Raccontaci in breve quali sono gli artisti in Vulcanophono, e cosa possiamo aspettarci dalla data in Tenda... 
Angus McOg, Setti, ED, Rashomon: quattro diversi tra loro a rappresentare il senso del collettivo, che fa dell'eterogeneità stilistica un valore e non un limite. Il 15 aprile è una sorta di “Piacere di conoscervi, noi siamo il Vulcanophono”. Potete aspettarvi una gran bella serata: buona musica e gli A Classic Education - il miglior gruppo italiano, a nostro parere - di ritorno da un tour di 2 mesi negli USA, autori di un disco e di un percorso che deve essere motivo d'orgoglio e stimolo per chi vuole fare musica in Italia. Spazio poi per il mercatino vintage ed etichette italiane indipendenti, che porteranno il proprio contributo musicale presentando i frutti del loro lavoro. 

Giusto, ci puoi spiegare un po' la presenza degli A Classic Education? Dato che la serata è una presentazione di Vulcanophono immagino che ci sia qualcosa che vi lega alla band, che non saranno presenti in veste di headliner e basta. 
Siamo amici, e gli ACE sono prima di tutto un gruppo che piace davvero tanto ad ogni membro del collettivo. Sono un esempio, in questi tempi di inflazione mediatica e di cambiamento radicale della diffusione della musica, perché sono quelli che hanno sempre avuto ben chiaro cosa volevano fare e l'hanno fatto. Attraverso viaggi, investimenti e sacrifici, senza mai rinunciare ai propri sogni. 

Qual è secondo te il futuro di Vulcanophono, o qual è comunque la direzione che vorreste dargli?
Fare, fare e fare con criterio, seguendo il nostro gusto e la nostra poetica. Subito si parlava di autopromozione, di mettersi assieme e darsi una mano. Ora queste quattro individualità musicali non sono più l'unico "motivo" del collettivo, anzi! Non si tratta di creare un sentiero facilitato per noi 4. Collaborare con realtà già avviate per apportare un valore stilistico aggiunto (cosa che accadrà in primis al Friction Festival di quest'anno, in cui abbiamo curato parte della direzione artistica). Una delle direzioni è si sicuro quella di una buona diffusione della musica live. 

Quindi pensate di aprirvi anche ad altri artisti, se queste dovessero farsi avanti? Oppure preferite rimanere un collettivo legato più da rapporti di amicizia, e continuare ad organizzare le vostre cose? 
I rapporti di amicizia fra di noi sono nati in massima parte dalla reciproca stima artistica, perché si apprezzava il lavoro degli altri. Probabilmente lo si apprezza per una sensibilità comune, che indubbiamente influisce sul lato umano (che non è secondario), come è naturale che sia. Però con Vulcanophono si vogliono fare delle cose belle insieme costruendoci attorno un'identità che si sta lentamente autodeterminando, non un picnic con gli amici. E le cose belle, fatte con passione, non sono nostre, sono di tutti. Esempio concreto: ci sono state e ci saranno serate promosse da Vulcanophono in cui nessuno del collettivo si è esibito, è stato tutto molto bello e molto nostro, a mio parere. Identità non vuol dire chiusura. Per il futuro poi si possono interrogare le stelle, magari dall'astronave di Vulcanology.



a.l.

The Villains - Here Comes The Villain


Freschi di vittoria dal concorso A Piece for Peace, appena usciti su Sonda Vol. 2, non recensire questo Ep sarebbe stato per noi come non girarsi e sparare dopo i dieci passi in un duello.
Cinque pezzi che suonano come i Kapow e i Bang dei telefilm di Batman: qua però è il Joker a darle, senza pause e senza cedimenti.
Un Ep potente, che suda riconoscenza per il classico ma è un evidente indie-punk dotato di autocontrollo nei confronti dei suoni, dei testi e dell'arrangiamento.
L'accostamento alla settima arte è inevitabile, Here Comes The Villain è una traccia da titolo di testa che mischia il peggiore Lee Marvin con il peggiore Henry Fonda in un'unica ombra che appare lontano e, seguendo un ritmo martellante, si avvicina tra tumbleweeds e polvere, senza chiudere mai le palpebre... e questo è solo l'inizio.
Fire At The Ballroom, è il pezzo che avrei voluto scoprire a 18 anni, ruvido ma senza rabbia, un indie rock in carne, una poetica a metà tra American Graffiti e Over The Edge, un inno al disincanto con i finestrini abbassati, che non ti stanca neppure quando la rimandi indietro per quattro volte di fila.
Altra traccia notevole è The Importance of Being a Hero, che si ricollega al pezzo di apertura, con un ritmo quasi ipnotico, galoppante, che viene tagliato da un perfetto rallenty (The Long Riders) capace di metterti in stallo un attimo prima di gettarti nel finale.
Cinque tracce, cinque film brevi e potenti, mi piacerebbe dire "Cinque Pezzi Facili" ma l'ennesima citazione potrebbe essere fraintesa. Un vero regalo questa uscita del gruppo pavullese per la Forears, che fa crescere l'esigenza di ascoltare un album vero e proprio di questi cattivi ragazzi.
Se i Villains dei film fossero tutti come Georgia Minelli, Davide Tebaldi, Luca Bagatti e Riccardo Cocetti non ci sarebbero lieti fine, perchè i The Villains stanno prendendo il vizio di non sbagliare.

d.m.



www.facebook.com/The-Villains

Fuximile - SONDAinONDA


Dei Fuximile avete già sentito parlare in occasione della recensione del loro EP Meglio Nudi proprio su queste pagine. La band di Serramazzoni è tornata con un'intervista per la rubrica SONDAinONDA condividendo i progetti futuri, il loro ep e le origini della band in equilibrio tra spensieratezza e consapevolezza delle proprie potenzialità.
Da non perdere inoltre la versione semi-acustica di Caramella, registrata a fine intervista e visibile in esclusiva sul nostro canale YouTube.



www.fuximile.net