Ponch - Inseguendo Una sola via..


Risale ormai al 2010 Inseguendo una sola via... di Cristian Poerio, in arte Ponch: 7 canzoni scritte e prodotte in casa da questo giovane cantautore di Parma, che ricalca la tradizione pop rock italiana di Ligabue, Negramaro, Rio e Negrita. Penna in mano e chitarra in braccio, se si può dire qualcosa di positivo su Ponch è che ha coraggio e buona volontà, per mettere anima e cuore nella propria musica. Si racconta e descrive il mondo che ha attorno con uno stile che quasi sicuramente, per gli amanti del genere, non risulterà inedito: ma non è questo che si richiede a un artista del genere, no?
A voler muovere una critica, la pecca maggiore di questo Inseguendo una sola via... è che non esce dal territorio della ballad strutturata sul binomio voce e chitarra e, per quanto gli arrangiamenti siano curati, nel complesso la tracklist risulta abbastanza piatta.
Speriamo che nel prossimo lavoro - che Cristian stesso dice di avere in cantiere - siano previsti brani più genuinamente rock, in modo da rompere quel vincolo con la chitarra acustica che in qualche modo tiene imbrigliata la scrittura. Un obiettivo al cui raggiungimento concorrerà quasi certamente l'apporto della neonata Ponch Band, una formazione di musicisti legata con continuità al cantautore.


a.l.

LOW FREQUENCY CLUB


Inizia da lontano il percorso dei Low Frequency Club, iniziato nel 2006 e costellato da tre album – di cui l'ultimo, “Mission”, uscito appena un mese fa su Foolica Records – e un paio di EP che hanno consolidato negli anni la credibilità (non solo live) del trio bresciano.

A vedere Yoki con la tastiera inclinata davanti mentre snocciola suoni eighties tra un riff di chitarra e l'altro, il primo paragone che salta in mente è quello con Ian Williams degli americani Battles, ma i riferimenti di questi ragazzi bergamaschi non sono proprio gli stessi. C'è infatti tanto (tantissimo, per la verità) funk nel basso di Giorgi, mentre il drumming di Bonito sfiora a volte il confine con la drum'n'bass: due elementi che, assieme ad un piglio melodico ed elettronico che avvicina i Low Frequency Club alle produzioni americane DFA (LCD Soundsystem, Hot Chip e soprattutto The Rapture) senza perdere – anche nel cantato in inglese – un piglio tipicamente italiano, o meglio “italo”.

Dopo gli esordi con l'EP “Emotional Phunk” e l'album omonimo “Low Frequency Club”, entrambi su Polka Dots, la vera esplosione della band avviene nel biennio 2009/2012 prima con i due singoli “Girlfiend Is Better” e “Johnny Come Home” - cover rispettivamente di Talkin' Heads e Fine Young Cannibals – e poi con il secondo album “West Coast”, con cui il gruppo approda su Foolica Records. Al disco seguono importanti partecipazioni a rassegne come il PWAC Festival di Maribor (in apertura ai Klaxons), Europavox Festival di Clermont Ferrand, il main stage degli MTV Days a Torino e l'apertura dell'unica data italiana dei CSS.

Finito il tour i tre si prendono un periodo di pausa dal palco per lavorare assieme a Marco Caldera (già produttore di Massimo Volume, Phone Jobs e Heike Has The Giggles) al loro ultimo “Mission”, che trovate in streaming sul sito ufficiale della band http://lowfrequencyclub.it/ . Realizzato in meno di due mesi partendo solo da alcune immagini che i tre avevano in mente: il risultato sono 8 tracce scure e intense in cui prendono sempre più piede le sonorità anni '90 e i ritmi sono sincopati, accompagnate live da una serie di visuals inediti, probabilmente in linea con quelli utilizzati nel video del primo singolo “Burn In Hell”. Insomma non solo musica, un album, ma anche un'idea progettuale a 360° che riconferma i Low Frequency Club come una delle realtà più interessanti della musica italiana nel nostro Paese e nel mondo.

a.l.

Video “Burn In Hell”

Mariposa -emiliaexclusive-


I Mariposa sono una bella realtà da ormai tanti anni. Diversi album, una casa discografica alle spalle (Trovarobato), di fatto di loro proprietà e tanti concerti in giro per l’Italia. Da poche settimane è uscito il nuovo album, “Semmai Semiplaya” e Alessandro Fiori ha lasciato la band. Di tutto ciò ne parliamo con Michele Orvieti che ci risponde dal quartier generale della Trovarobato.

Come mai Alessandro Fiori ha deciso di abbandonare l’imbarcazione Mariposa?
Questioni personali e motivazioni artistiche: una sua nuova prospettiva familiare e un nuovo percorso artistico solista che lo vedrà a breve bissare il proprio album "Attento a me stesso" uscito nel 2010.

Ha ancora senso pubblicare nuovi album in un mercato dove il downloading illegale schiaccia tutto e tutti?
Certo che sì! I pirati impediscono alle navi di viaggiare nei mari? No.
Il download illegale è un vero problema per l'industria musicale (anche e soprattutto per noi piccoli); questo però non significa che sia necessario smettere di produrre nuova musica. C'è invece da pensare a nuove soluzioni e nuovi modi per avvicinare all'acquisto un pubblico sempre più distratto. Anni fa si parlava di un celestial jukebox che permettesse l'ascolto e il download di tutta la musica del mondo con una piccola quota mensile da ridistribuire agli aventi diritto.
E' un'idea ancora splendidamente valida: ma a questo c'è da aggiungere un "oggetto" per tutti coloro che vogliono "fisicamente" il tuo disco. Il ritorno del vinile ne è prova lampante.

I Mariposa sono un ensemble dalle mille sfaccettature. Tra le tante, come amate definirvi e soprattutto non ho ancora capito cosa facciate (musicalmente parlando)?
I Mariposa fanno "musica componibile". E hanno utilizzato un intero album ("Pròffiti Now! Prima Conferenza sulla Musica Componibile" del 2005) per affermarlo. La "musica componibile" è poi una pura astrazione. Hanno da sempre lavorato di "ricerca" all'interno della forma-canzone: ed è questo l'ambito da loro percorso in lungo e in largo. Ma hanno anche prodotto musica puramente strumentale e adorano le collaborazioni, le ibridazioni i meticciati e le sfide impossibili.


Quando c’è, se c’è, di Bologna nei Mariposa?
Bologna ha visto nascere il nucleo fondativo dei Mariposa, quando, nel 1999, come corollario di un'eterogenea esperienza universitaria, si sono incontrati Alessandro Fiori, Gianluca Giusti e Michele Orvieti.
Tanti luoghi sono stati importanti per quel primo nucleo creativo: come un'enorme appartamento di via San Vitale (nel palazzo posseduto dalla principessa Elettra Marconi), piazza Carducci, le varie sedi che ha avuto in quegli anni il DAMS. Bologna è poi rimasta la città sede dell'etichetta Trovarobato (nata dall'esperienza musicale dei Mariposa) e il suo quartier generale di piazza di Porta Mascarella è stato per anni la sala prove dei Mariposa e ha visto esperienze importanti come le registrazioni pubbliche della prima serie della trasmissione radiofonica "Magazzeno bis" (andata in onda su Radio Città Fujiko prima, Radio Città del Capo poi e in seguito su molte altre emittenti). Dopo due anni di assenza torniamo a prendere possesso degli stessi spazi come sede della nuova cooperativa di servizi musicali Sfera Cubica.


Cosa c’è nel prossimo futuro sulla strada dei Mariposa?
Un tour di "Semmai Semiplaya" che, partendo a fine aprile, li porterà a calcare i palchi estivi.
Sulla lunga distanza c'è un progetto discografico dal fortissimo impatto sul quale manteniamo ancora il più assoluto riserbo.

Trovarobato è la casa discografica dei Mariposa e di altri. Come scegliete gli artisti del vostro catalogo?
Cerchiamo di essere sempre attenti a ciò che ci circonda e cerchiamo di non dimenticare mai le tante effervescenti realtà che ci offre il territorio circostante. Siamo recettivi e cerchiamo sempre di valutare le tante proposte che ci arrivano ogni giorno.
L'esperienza live dei Mariposa ci permette poi di incontrare e ascoltare dal vivo moltissimi artisti: molte delle band poi prodotte da Trovarobato (come Eterea Postbong Band, Dino Fumaretto, Alessandro Grazian) sono state incontrate prima dai Mariposa nei palchi di tutta Italia. Molte altre (come Baby Blue e Samuel Katarro) ci sono state segnalate da fidatissimi amici e collaboratori come Andrea Sbaragli della fiorentina A Buzz Supreme.

a.t.


La Banda della Comasina - (S)banda


Si muovono tra una moltitudine di influenze i pavullesi La Banda della Comasina, che nei tre brani di questo “(S)banda” propongono una sintesi musicale positivamente schizofrenica e liriche impregnate da uno spirito intimamente antagonista, in linea con un nome ispirato dalla banda armata di Renato Vallanzasca.
Il focus musicale del quartetto – o quintetto, visto che figura nella formazione un certo “Il Negro” a cui è accreditata la funzione “birra” - è il primo grunge anni '90, riff distorti rivestiti di influenze p-funk e nu metal: queste almeno le atmosfere che ci accolgono in Da Zero, opener ma nel complesso il brano meno interessante del trittico, vittima forse di un testo che ricade nella sfruttatissima (e un po' banale) tematica romantico/rabbiosa e di una melodia che non riesce a rendere al meglio la vocalità di Omar Alexander Cruz Luna. Le cose migliorano decisamente con Loro, viaggio visionario dagli inserti in levare, in cui la melodia si muove su un declamato aspro che fa risaltare positivamente la timbrica.
La sorpresa arriva però in chiusura con La profezia, in cui le atmosfere si aprono in un ritornello finalmente in maggiore e finalmente completamente azzeccato e funzionante. Nel complesso una buona prova, dimostrazione di una capacità di scrittura ancora da affinare e in divenire, ma a cui non manca di certo personalità.